Sono una grande amante dei libri e delle storie delle persone straordinarie in grado di cambiare il mondo.
Sebastião Salgado è certamente una di queste.
Per chi ancora non lo conoscesse: è considerato a livello mondiale uno dei più grandi fotografi dei nostri tempi.
Nasce l’8 febbraio 1944 ad Aimorés, nello stato di Minas Gerais, in Brasile.
La sua passione per la fotografia non è immediata, giunge a questa dopo un percorso di studi e di lavoro come economista. La sua spiccata sensibilità lo porta a viaggiare molto e ad orientarsi sulla documentazione della condizione umana, come un giovane militante, un fotografo impegnato socialmente per far conoscere le enormi ingiustizie di un mondo diviso in due parti, tra la libertà di chi ha tutto e la privazione di tutto per chi non ha niente. Con le sue fotografie in bianco e nero, inizia a mostrare le conseguenze di uno squilibrio mondiale: povertà, carestie e fame nell’America Latina e in Africa. Denuncia le tragedie umane, la violenza delle guerre. Racconta la storia delle popolazioni costrette a lasciare il proprio paese per ragioni economiche, religiose, climatiche e politiche, per sensibilizzare, convinto che ognuno abbia la capacità e il dovere di cambiare il destino dell’umanità.
Dopo aver visto tanto orrore e aver affrontato quanto vi è di più duro e violento nella nostra specie, non credendo più nella possibilità di salvezza del genere umano, Salgado ritrova speranza e bellezza nella natura, nei luoghi incontaminati della Terra. Scopre così la parte minerale, vegetale e animale del nostro pianeta, tornando alle origini dell’umanità, frequentando i popoli che vivono nella foresta, in equilibrio con la natura. Come l’uomo di migliaia di anni fa, queste popolazioni hanno coscienza del valore della terra e delle sue ricchezze, consapevoli della possibilità del loro esaurimento, cosa che noi occidentali dimentichiamo troppo spesso.
“Non stavo bene, né fisicamente né psicologicamente. Fino ad allora non avevo immaginato che l’uomo potesse appartenere ad una specie così crudele verso se stessa e non riuscivo ad accettarlo. Ero depresso e sprofondavo nel pessimismo. Mi preoccupava anche constatare quanto gli sconvolgimenti economici, sociali e politici avessero cambiato il pianeta. Gli alberi abbattuti, i paesaggi rovinati, gli ecosistemi distrutti… Ho pensato allora di mettere in piedi un progetto che denunciasse l’inquinamento e la distruzione delle foreste. Intanto, Lélia aveva avuto l’idea geniale di ripiantare la foresta sulla terra ormai sinistrata dei miei genitori; ci eravamo lanciati in un’avventura pazzesca ed ecco che, improvvisamente, gli alberi ricrescevano”.
Insieme alla moglie Lélia, si impegna nella realizzazione di quella che inizialmente sembra un’utopia: salvare la foresta atlantica brasiliana, ovvero quel paradiso in cui sono nati e che sta scomparendo, distrutto dalla mano dell’uomo. Nel 1998 nasce così l’Instituto Terra, un’organizzazione no-profit dedicata allo sviluppo sostenibile della Valle del fiume Doce. Sebastião e Lélia piantano 2,5 milioni di alberi, di almeno 200 specie diverse, ripristinano l’ecosistema e la sua biodiversità.
Sempre insieme, cercano di rendere omaggio al pianeta con l’opera Genesis, nella speranza di far riflettere sulla necessità di rispettare la natura e tutti i suoi esseri, salvaguardandola finché si è ancora in tempo.
“Non ho realizzato i miei reportage come avrebbe fatto un entomologo, o un giornalista. Li ho realizzati per me, per scoprire il pianeta. E ne ho tratto un enorme piacere. Ho capito che il paesaggio è vivo. Con i minerali, i vegetali, gli animali, il nostro pianeta è vivo a tutti i livelli. Ho preso coscienza di quanto rispetto gli dobbiamo. Un rispetto immenso.”
“Dalla mia Terra alla Terra” è un libro meraviglioso che raccoglie le riflessioni scritte in prima persona da Salgado, che trascina il lettore con una prosa coinvolgente: un lungo racconto della sua vita, impregnato di sensibilità ecologica in cui descrive il suo percorso di uomo e testimone del nostro tempo. I suoi viaggi e le sue convinzioni sono descritte con una gentilezza, autenticità e semplicità disarmanti, rendendoci partecipi delle sue emozioni con racconti appassionati.
Un libro che sento di consigliare con tutto il cuore, che ci aiuta a capire come l’unico modo per vivere meglio sia tornare alla natura.
“Alla fine, la Terra ci ha regalato una magnifica lezione di umanità. Scoprendo il mio pianeta, ho scoperto me stesso e ho capito che tutti noi siamo parte dello stesso insieme – il sistema Terra.”
Da non perdere: il bellissimo documentario sulla vita di Sebastião Salgado, Il sale della Terra, diretto da Wim Wenders e Juliano Ribeiro Salgado.
Buona lettura e buona visione!