Viviamo in un mondo sempre più tecnologico e regolato da fretta, orari da rispettare e cose da fare, tanto da dimenticare a volte l’immenso valore della natura, che ha invece rivestito un’importanza vitale per gli uomini nella storia. Per migliaia di anni le piante spontanee sono state una fonte di cibo fondamentale per integrare una dieta spesso povera di vitamine, fibre e sali minerali. Oggi purtroppo un tale patrimonio di conoscenze sta andando perdendosi a causa di un certo livello di benessere e di sviluppo che ci ha portato ad avere sempre a disposizione qualunque cibo, stipato in supermercati, soffocato nella plastica, facendoci dimenticare che attorno a noi la natura rigogliosa ci offre piante, fiori e frutti spontanei ottimi per essere mangiati e che purtroppo vengono o ignorati o considerati erbacce infestanti da distruggere con i pesticidi.
Non serve scavare in chissà quale passato a noi lontano per ritrovare queste conoscenze: nel mio caso mi basta pensare a mia nonna che, con la sua quinta elementare, era un pozzo di sapienza riguardo al mondo naturale. Da bambina ho trascorso molto tempo con i miei nonni e sono cresciuta con gustosi pentoloni di verdure che chiamavano “l’erba dei campi da cuocere”, ovvero una serie di piante spontanee che andavano a raccogliere in collina, in prati e campi lontani da strade e paesi. Una volta adulta mi sono resa conto che questa tradizione sta scomparendo perché tanta gente non conosce nulla a riguardo, non sapendo dare un nome a nessuna pianta, né fiore, né albero.
Eccomi quindi qui pronta a rimediare a questa perdita: di tanto in tanto dedicherò uno spazio ad articoli sulle piante ed erbe spontanee per imparare a riconoscerle e a cucinarle.
Perché mangiare erbe spontanee?
Innanzi tutto sono buone e fanno bene in quanto sono ricche di vitamine, sali minerali e principi attivi, anche più delle verdure coltivate. In secondo luogo è un po’ assurdo spendere cifre più alte della norma per mangiare biologico o acquistare in farmacia o erboristeria tisane purificanti, drenanti, dimagrenti, disintossicanti e miracolanti che contengono queste piante, quando si possono trovare ovunque gratuitamente, anche nel proprio giardino se si presta attenzione. Per finire, cercare erbe è un modo per stare all’aria aperta, per godere e vivere la natura, passeggiando e rilassandosi.
Inoltre, per chi vuole intraprendere un percorso di riduzione dei propri rifiuti e dell’inquinamento, raccogliere erbe spontanee significa avere del cibo a km zero, senza plastica, né alcun tipo di imballaggio.
Voglio quindi iniziare con la pianta sicuramente più diffusa, facile da trovare e semplice da riconoscere: il taràssaco.
Tutti conoscono il tarassaco, ma forse non lo sanno. È indicato con tantissimi nomi diversi, in base alla zona e ai dialetti: dente di leone, soffione, piscialetto, pisciacane, ingrassaporci, lampiùn, brusaòci, radicchiella, dente di cane, barba del Signore, cicoria selvatica, cicoria asinina, cicoria bastarda, erva di pirnici, grugno di porco, girasole dei prati, missinina e forse anche altri.
Il nome scientifico è Taraxacum officinale, è una pianta erbacea a fiore appartenente alla famiglia delle Asteracee.
È una delle piante più note e diffuse in Italia e fin dall’antichità è stata sfruttata per le sue virtù medicamentose e proprietà: antireumatica, lassativa, diuretica e depurativa.
È una pianta perenne, di altezza media compresa tra i 3 e i 10 cm. Presenta una grossa radice dalla quale si sviluppa al suolo una rosetta di foglie dai gambi corti. Le foglie sono semplici, oblunghe, lanceolate e lobate, con il margine dentato.
È facile riconoscere il tarassaco dal fiore giallo (quello che spesso viene chiamato piscialetto o girasole dei campi), dal quale si sviluppa l’infruttescenza, cioè quel “fiore coi i peli bianchi” chiamato comunemente soffione, che contiene i semi (i piccoli “paracaduti” che volano e si disperdono ovunque).
La fioritura avviene in primavera tra aprile – maggio, ma si può prolungare fino all’estate – inizio autunno.
Quindi per cercare il tarassaco seguite piscialetto e soffioni!
È facile trovarlo perché cresce spontaneamente sia in pianura che in montagna fino ai 2000 m e in alcuni casi con carattere infestante. È una pianta tipica del clima temperato e in Italia cresce ovunque e lo si può trovare facilmente nei prati, negli incolti, lungo i sentieri e ai bordi delle strade. Per la raccolta è però meglio prediligere i campi non coltivati, i bordi dei sentieri e tutti quei luoghi lontani da fonti di inquinamento e prodotti chimici.
Le foglie basali si raccolgono in pianura in primavera, mentre in montagna anche per tutta l’estate, fino all’autunno.
I boccioli si raccolgono in primavera, le radici si estraggono in autunno.
Come utilizzare il tarassaco?
Il tarassaco è commestibile e può quindi essere usato in cucina: le giovani foglie fresche si mangiano crude in insalata, o cotte, mischiate con spinaci o altre verdure, o ancora in zuppe e torte salate.
I boccioli, senza parti verdi, si possono conservare in salamoia o sottaceto, per utilizzarli come i capperi.
Le radici si possono consumare fresche, addolcite con miele, si pressano per estrarre il succo, o si tostano per farne del caffè o anche essiccate per decotti o infusi.
Ecco qui alcune idee!
Tarassaco in padella
Dopo aver pulito e lavato accuratamente le foglie di tarassaco, spezzettatele e bollitele.
Una volta scolate, passatele in padella con olio, aglio, finocchio selvatico e un pizzico di sale.
Siccome il tarassaco è amaro, per chi preferisce stemperare questo sapore, si può aggiungere parmigiano o scaglie di pecorino. È ottima l’aggiunta di altre erbe, in particolare gli spinaci.
Piadina con tarassaco e pecorino
Per realizzare circa tre piadine, preparate l’impasto unendo in una ciotola: 250 g di farina, il sale a piacere e il lievito sciolto nell’acqua a temperatura ambiente, da versare un poco alla volta. Continuare ad impastare aggiungendo 2 o 3 cucchiai di olio d’oliva, fino ad ottenere un impasto omogeneo. Formate una palla e lasciate riposare per 30 minuti.
In seguito dividete l’impasto in porzioni uguali, lavoratele fino a farle diventare palline lisce e uniformi e lasciatele riposare per altri 30 minuti.
Trascorso il tempo di riposo, infarinate il piano da lavoro e stendete le palline con un matterello, fino a uno spessore di 2 o 3 mm. Scaldate bene una piastra e cuocete le piadine su un lato per un paio di minuti, poi giratele e cuocetele anche sull’altro lato fino a che non risulteranno leggermente dorate.
Ancora calde, farcitele con fette di pecorino e tarassaco bollito e passato in padella con aglio, olio e sale.
Risotto con fiori di tarassaco
Saranno necessari almeno 30 fiori di tarassaco, solo i petali gialli! Preparate il soffritto con una cipolla, poi aggiungete i petali e cuocete il riso con del brodo vegetale. Sale a piacere.
Una volta pronto, spolverare con parmigiano.
Torta salata con tarassaco
Per preparare la pasta: unire 250 g di farina, 100 g di acqua, 90 g di olio extravergine d’oliva e un pizzico di sale.
Lavorare fino ad ottenere un impasto omogeneo.
Stendete la vostra pasta in una teglia e iniziate ad imbottire: un primo strato di pecorino o formaggio a piacere, uno strato di patate tagliate sottilissime e scottate in padella, aggiungere poi il tarassaco cotto con cipolla, carota e finocchio selvatico e aggiungere altro formaggio.
Ricoprite con un altro strato di pasta oppure con un uovo sbattuto.
Cuocere in forno caldo a 180° per 20 minuti.
Frittata con tarassaco
Dopo aver bollito e passato in padella il tarassaco con aglio, olio e sale, aggiungere le uova con un pizzico di pepe. Facilissimo!
Pasta e tarassaco
Cuocere il tarassaco con olio, aglio, finocchio selvatico e un pizzico di sale. Una volta cotta la pasta, unire il tutto con panna da cucina e parmigiano grattugiato.
Contorno di patate e tarassaco
Cuocere in padella cipolla, tarassaco e patate, con olio e un pizzico di sale. Squisito!
Sciroppo di tarassaco
Raccogliere circa 350 grammi di fiori di tarassaco e pulirli all’asciutto, senza usare acqua.
Versare 2 litri di acqua in una pentola, unire 3 limoni tagliati a pezzetti e i fiori. Far bollire il tutto a fuoco medio per mezz’ora e poi lasciar raffreddare.
Scolare l’acqua strizzando fiori e limoni per farne uscire tutto il succo. Aggiungere nell’acqua 2 kg di zucchero e cuocere a fuoco basso per circa 3 ore.
Ottimo per alleviare tosse e mal di gola!
Ora che ti ho dato tutte queste idee, non resta che mettersi alla ricerca e iniziare a sperimentare in cucina!
Lasciami un commento in caso di dubbi o consigli.
Sarei contenta di conoscere nuove idee e ricette per usare questa meravigliosa pianta spontanea, scrivimi!
2 Comments
Stefania
Lo conosco e lo mangio da sempre. Bravissima, (chissà in qualche dolce?)
Vera
Grazie Stefania!! Chissà… se trovo ricette per dolci e vengono bene farò un aggiornamento del post ?